Cerca nel blog

« Cosa voglio esprimere con la mia opera? Niente di diverso da quello che ogni artista cerca: raggiungere l'armonia tramite l'equilibrio dei rapporti fra linee, colori e superfici. Solo in modo più nitido e più forte. » (P. Mondrian)

mercoledì 15 dicembre 2010

Profumo di arte


E’ sempre un piacere vedere che la moda, quella vera, collabora e si fonda anche sull’arte. Moda come frivolezza e apparenza è un concetto da lasciare a Carla&Enzo di Discovery Real Time con i loro commenti acidelli e uno snobismo più cheap del modo in cui vestono le loro “clienti”. L’eau de parfum M/Mink è uno sforzo collaborativo nato tra la casa di profumi svedese Byredo e il mondo creativo dei parigini M/M. Michael Amzalag e Mathias Augustyniak fondano nel 1992 un’entità (la M/M) in grado di lavorare in ogni campo creativo, che sia arte, moda o musica. Collaborazione ottimamente riuscita, visto che i loro lavori sono stati esposti al Guggenheim di New York, al Centre Pompidou, al Victoria&Albert Museum e al Frankfurter Kunstverein (e sicuramente anche in altri luoghi!). Un giorno Michael e Mathias decidono di invitare Ben Gorham della Byredo al loro studio a Parigi per presentargli il loro concept: un ritorno al tradizionale con quella nota minimale tipica orientale che evochi la pratica della calligrafia giapponese con i suoi inchiostri solidi e corposi. M/M danno allo svedese tre immagini (un blocco di inchiostro, un maestro di calligrafia e un disegno su carta tradizionale coreana); sette mesi più tardi Gorham fa nascere una fragranza strutturata in modo semplice, ma dal carattere estremo. La freschezza marina e floreale dell’Adoxal, si lega a un cuore di incenso e una coda di patchouli, ambra e miele di trifoglio. Per l’immagine di presentazione, sono state utilizzate fotografie di Inez van Lamsweerde e Vinoodh Matadin, elaborate in modo da creare un artwork tutto nuovo attraverso pennellate di inchiostro che ricordano, appunto, la calligrafia giapponese. Del resto M/M non sono nuovi al mondo delle campagne pubblicitarie, avendo lavorato per Balenciaga, Calvin Klein e Yoji Yamamoto. La particolarità di questo profumo non sta tanto nelle sue note olfattive, quanto nel suo processo creativo, il quale sovverte il normale iter di nascita (prima il profumo, poi la sua immagine). Qui la fragranza viene ispirata dall’immagine... e, se ci pensiamo, noi per primi associamo un profumo a delle immagini. Creare il profumo dell’idea dell’inchiostro, della precisione e dell’equilibrio dell’arte giapponese. Gorham ha dato corpo allo spirito che dà vita all’articolazione visiva del progetto. M/Mink

Curiosi di provare l’idea che diventa fragranza? Da Colette a Parigi si trova a 140€. In Italia non l’ho ancora visto.

mercoledì 8 dicembre 2010

Wonderlamp: la collezione con i super poteri



Mettete insieme due perfezionisti visionari e fashionisti con un’artista della materia ed otterrete il fascino di oggetti che, più che in salotto, dovrebbero trovarsi al Pompidou.

Studio Job: due designers - Job Smeets e Nynke Tynagel - ,il cui lavoro tende fortemente verso l’arte contemporanea (così dadaista!), dalle idee tanto surreali e impressionanti, che Viktor&Rolf li ha fatti interpreti delle scenografie delle loro sfilate.

Pieke Bergmans: ermeneuta strabiliante del vetro soffiato, che nelle sue mani si trasforma in morbido plasma dalle imperfezioni affascinanti (nonché segno di unicità).

In questo connubio di design erede di giustapposizioni surrealiste, quegli oggetti così quotidiani e familiari si trasformano in curiose novità (e must have) nel momento in cui sono tramutati i materiali e la destinazione d’uso. Prendete una pipa, ingigantitela e placcatela in bronzo; aggiungete poi una bolla sinuosa di luce che prende il posto del fumo: ecco il design efficace! Non è una pipa, al massimo una lampada che ricorda una pipa; ma non è nemmeno una lampada, per lo meno come la vediamo di solito. E’ un approccio scherzoso alla luce, agli oggetti, alle funzioni di questi e il rapporto che intercorre tra noi e loro. Questo è il bello della creatività: dare nuova vita e nuova luce a quanto di più scontato incontriamo nelle nostre giornate.

E se le speculazioni sull’ideazione possono essere superflue, sicuramente quello che rimane è la bellezza di queste lampade dai super poteri


martedì 7 dicembre 2010

Signor Jeff Koons, vorrei un palloncino a forma di cane!

In tanti ci siamo chiesti cosa sia l’arte contemporanea e se questa sia davvero arte. Molto probabilmente, quelli che hanno trovato una risposta sono pochi. Sicuramente io una risposta onnicomprensiva non la possiedo, ma mi piace poter parlare degli artisti che mi affascinano. Magari, così, qualcuno potrà pensare “Davvero? Allora cambia tutto”. O anche solo qualcosa.




Cos’hanno di artistico tre palloni da basket messi a galleggiare in un acquario? Perché i gonfiabili che ci vendono nei negozietti al mare sono in un museo? E’ una scultura quel palloncino gigante annodato a formare un cane?

Jeff Koons è l’ex marito di Cicciolina. Questo la dice lunga sulle sue preferenze estetiche, le quali non possono che tendere verso il kitsch. Io mi ostino a non assimilare il kitsch al trash, in quanto credo fermamente che sia quest’ultimo a mancare di cultura e di gusto. Diversamente, il kitsch è qualcosa di teatrale e superficiale, ma superficiale perché parla di superficie, nel senso che è pura forma, una forma che non si lega alla funzione pratica dell’oggetto. Posso dire un’estetica esasperata che non tende ad alcuna praticità?

“Il mio lavoro non ha altre componenti estetiche al di là dell’estetica della comunicazione”.

Siamo davanti a ready-made warholizzati: oggetti già esistenti, appartenenti al consumo quotidiano, presi e ricontestualizzati solo nel momento in cui vengono esposti (in gallerie o en plein air). Il surrealismo del consumismo. L’estetica che ci cattura e ci affascina. L’inutilità dell’oggetto senza il suo uomo che lo usa (o uomo che è usato dall'oggetto nel momento in cui crede di usarlo? mmm...)

Non fatico a credere che Koons nel suo lavoro cerchi di trasmettere solo intensità e amore per la vita, piuttosto che una volontaria denuncia al ben conosciuto spauracchio del consumismo (per quello ci sono sociologi, economisti ed affini). Ed è questo il punto. Ciò che rende tale un artista (al di là dei trend del mercato e delle ruffianate verso i galleristi) è la capacità di trasmettere contenuti anche quando non vuole farlo, per via di una sensibilità che non può non impregnarsi del circostante rielaborandolo inconsciamente. Così, la riflessione è negli occhi del fruitore, il quale può pensare liberamente senza costrizioni, senza cammini precedentemente tracciati. Proprio per questo, se ciò che penso io non vi convince, potete raccontarmi il vostro Koons o sedare la parte analitica del cervello e dedicarvi ai colori e alle forme per puro piacere estetico.


 
Powered by Blogger